lunedì 9 gennaio 2017

lunedì 2 gennaio 2017

non sono capace, zio


Un inizio anno che poteva essere migliore. Decisamente migliore. Ma me lo aspettavo, sai zio? Quando a quell'età si va all'ospedale perché non ci si sente bene, a casa si torna difficilmente. Tu invece ci sei riuscito. Te ne sei andato come un signore nel tuo letto, con tua figlia e le tue nipoti attorno, ancora lucido. Si è solo spento l’interruttore. Ed è arrivato il silenzio.

Era un po’ che non ci sentivamo. E la colpa è stata esclusivamente mia. Che non sono capace. Di ricucire. Per delle cretinate poi. Ma l’imbarazzo era troppo grande, e non c’è niente da fare, non sono proprio capace. La colpa è stata solo mia.

Tra l’altro se ne sono già andate altre persone care negli ultimi tempi, e questa se non capitava era meglio. Anche se, come ti dicevo prima, me lo aspettavo.

Ho qualche flash. Qualche ricordo ingiallito, come fotografie in bianco e nero sbiadite dal sole.  Mi viene in mente quando già una volta ti avevamo dato per morto, quando ti era capitato l’ennesimo infarto e ti avevano ricoverato d’urgenza. E noi ad avvertire i parenti che ci avevi lasciato. Ti abbiamo allungato la vita di quanto? 25 anni? Ero un ragazzino all’epoca, e se ci penso, scusa zio, mi viene ancora da ridere. Perché poi quando sei tornato in paese quell’estate, tutti quelli che ti incontravano si chiedevano: “Ma non era morto?”

Adesso ho 37 anni, zio. Sapevo che sarebbe finita così. Che da quell’ultima volta non ci saremmo più visti. Non sono cattivo, ma mi viene tutto così dannatamente difficile. Vivere. Non è proprio il mio mestiere.

Anche se forse è tardi, spero tu mi possa perdonare. Non credo al paradiso ma, nel caso dovesse esistere davvero qualcosa del genere, dai un bacio alla zia da parte mia. Ed ogni tanto, butta giù un occhio, ne ho davvero bisogno . 


E' dura zio, è dura