martedì 27 aprile 2010

telefoni che squillano senza rompere il silenzio


rondini



Primavera di Praga
 



Di bellezza
 



Di sole tiepido
 



Di cieli azzurri e poi grigi e poi pensierosi
 



Di corse in bicicletta nelle domeniche di vento
 



Di fiori senza profumo che colorano le vigne
 



Di prati sempre umidi a bagnarmi le punte delle scarpe
 



Di telefoni che squillano senza rompere il silenzio
 



Di troppe cose che ancora non riesco a dire perché mi rimangono dentro
 



Di troppe cose che ancora non riesco a fare perché proprio non me lo spiego
 



Di rondini stremate che si perdono sulla strada del ritorno



Questa volta con loro mi sono perso anch’io



   



[…un anno che non passava mai a conti fatti è passato in un attimo. Lo scorrere del tempo è un concetto maledettamente relativo. Mi chiedo solo come faccio a non essere mai pronto. Eppure sono grande,ormai.]



  


 

lunedì 26 aprile 2010

essenza


irritante



Una mia dolcissima amica ormai giunta non si capisce bene come alle soglie dei quaranta, tra l’ennesimo paio di decolté nere aziendali comprate su  Yoox e l’ennesima comparazione tra il suo stacco di coscia e quello di Natasha Stefanenko, ha trovato il tempo di scrivermi una cosa bellissima, ossia che sono “ossessivamente irritante”.
Ora, l’accostamento di questi due termini , “ossessivamente”seguito da “irritante”, se ci rifletto bene, suona al mio orecchio come un qualcosa di assolutamente melodico. Una sinfonia mozartiana, per intenderci.  
Voglio questa frase come mio epitaffio, sulla mia lapide. Qui giace blablabla….”ossessivamente irritante”. E più me lo ripeto, più trovo ossessivamente irritante non riuscire a darle torto.
Non alla lapide. Alla mia amica col culo/cuore da modella. Perché credo che  questo accostamento dica tutto di me. Semplicemente, la mia essenza.

lunedì 19 aprile 2010

compagni di medie trovati su linkedin


don



<<...Beh, avete avuto davvero molto coraggio a trasferirvi in Argentina nel '93, tu e tua madre. Vi capisco. Qui purtroppo non vi era rimasto più niente. Avete fatto la cosa migliore. La cosa più giusta. Poi mi fa piacere sapere che hai addirittura una bambina. Forse, alla fine, di tutti quei compagni di scuola tu sei quello che ha fatto più cose.



 



Ma sì, alla fine eravamo tutti bravi ragazzi. Quei tempi un po’ mi mancano perché forse riuscivamo a ridere di più. Ridevamo per qualsiasi cosa, per qualsiasi sciocchezza.  Adesso è tutto così difficile. Se ci penso, un po' mi mancano, già.



 



Un abbraccio, sicuramente  prima o poi ci risentiremo. E forse un giorno verrò pure a trovarti. Forse. >>



 

martedì 13 aprile 2010

forse sicuramente non so


campo



Dicono che guardando attraverso la croce si veda la luce.
Non saprei.
Io per il momento non ne vedo molta.  Sarà che la mia di croce è troppo grande.



O forse sarà che non è neppure una croce vera e propria.



Magari è solo uno di quei piccoli simboli cristiani che si portano al collo da quando si è stati battezzati.
E magari sono io che non me ne accorgo.  Chi può dirlo.
Quello che mi frega  è che, grande o insignificante che sia,  pesa davvero un casino.



 



 




Forse la vita è davvero più facile di quello che (mi) sembra. O forse no.

domenica 11 aprile 2010

memories


dentro un cassetto



Un pennarello rosso dalla punta asciutta
 



Un portachiavi smaltato trovato nelle merendine
 



Una vecchia stilo dal pennino ossidato
 



Un abbonamento a Topolino datato 1988
 



Una cartolina da qualche posto sulla riviera adriatica
 



Un tubetto di colla ormai vuoto da anni
 



Una foto ingiallita dal bordo tagliato a ricordarmi di come sarebbe andata
 



se fosse stato diverso/se fossi stato diverso



 



 



 

sabato 10 aprile 2010

..un'ottima annata


rosa indigo



È un po’ come se la mia vita mi stesse scivolando dalle mani. Io provo ad afferrarla, o forse non ci provo abbastanza, o forse non ne sono capace, chissà.
Come quelle saponette bagnate che quando ti cadono, le riprendi in mano, e appena le stringi un po’ ti scivolano ancora nella maiolica bianca.

Sarà che sono proprio un anima fragile. Come cantava quel tale. Non quello che scriveva sul giornale. Quell’altro.
Intanto dalla rosa viola, vicino al muro, si vedono spuntare i primi boccioli. Non ne ho mai visti così tanti ai primi di aprile. Che sia un’ottima annata. Almeno per lei. Almeno.



 

lunedì 5 aprile 2010

il record dei record

seduto in quel caffè...


seduto in quel caffè



 



Seduto in quel caffè, io mi bevevo un tè. Il barista dai tratti somatici tipicamente orientali sintonizzò la tv su di un’emittente cinese. Stavano trasmettendo un giallo.



 



La noia mi spinse a ricordare i tempi migliori. Come quella volta in cui, nel tentativo di emulare Steve Mc Queen, a Le Mans vinsi una ventiquattrore. La vinsi ad una pesca di beneficenza. Bella valigia, ma non ci stava dentro niente. Peccato.



 



O come quella volta in cui  feci l’amore la prima volta con Tanisha, che all’epoca era la mia fidanzata russa. Nella sua dacia di campagna, decidemmo di amarci dentro al pagliaio. Mi bucai subito il culo con un ago. “Sarebbe stato più facile trovare la nonna del milite ignoto”, mi fece notare lei, con infinita dolcezza mista a rassegnazione.   



 



Decisi di trasferirmi in Romania, in cerca di lavoro. “Sei arrivato tardi. Hanno delocalizzato tutto in Ucraina”, mi dissero.  Andai in Ucraina. “Sei arrivato tardi, hanno ridelocalizzato tutto in Romania”. Il cerchio si chiude.



 



Inutile citare in questa sede il mio ingresso in Yamaha. Il primo giorno di lavoro, mi presentai col casco e la tuta da motociclista. Capii solo allora che non mi aveva assunto la "Yamaha motociclette" ma la "Yamaha strumenti musicali". Mi licenziarono perché dopo sei mesi non avevo neppure imparato a suonare il citofono. Pazienza.



 



Dando libero sfogo alle mie idee, feci il grande passo e mi misi in proprio. Certo, quel centro di abbronzatura in Senegal non fu un ottima trovata. E diciamo che il riciclarsi come gigolò in Lituania, forse, non ebbe troppo senso.  D’altronde. Non tutti i buchi vengono con le ciambelle attorno.



 



Sulla strada di casa, sporco ed affamato, incontrai quel tale di cui ora mi sfugge il nome. Alto,dinoccolato, con barba e capelli lunghi, camminava sulle acque e moltiplicava i pani e i pesci. “I pesci sono finiti, però se vuoi ho ancora qualche micchetta”. “Temo che dovrò tenermi la fame, soffro di celiachia”.

giovedì 1 aprile 2010

...e me pareva strano...


i conti tornano



A parte che oggi una tizia in un bar  che ha un figlio di trent’anni mi ha detto che dimostro molto meno di trent’anni.
Io le risposto che nemmeno mia madre mi aveva mai detto una stronzata del genere.
Poi ho capito che sta tizia aveva cinquant’anni ma ne dimostrava tanti come mia madre che ne ha sessantadue, e i conti sono tornati.
E te pareva?