domenica 29 maggio 2011

pavia e dintorni

 pv.jpg


E polvere e terra e strane zanzare e odore  di acqua stagnante

E  cascine in mattoni rossi con cortili di ghiaia

E uomini forti dalla pelle bruciata immersi nel fango delle risaie

E l’estate afosa che arriva in silenzio senza  bussare

E strade strette,  sempre uguali, che ogni volta dimentico

Troppo facile, perdersi in pianura


(Che poi dopo bisogna pure ritrovarsi.)


venerdì 27 maggio 2011

obama perdono

 berluschino berluscosa

Bello, alto, biondo, con lo sguardo fiero  si rivolge a Barack Obama e ….ah no scusate, mi sono perso qualcosa. Scusate ma dopo otto birre tendo sempre a confondere John F. Kennedy con il nostro amato Berluschino Berluscosa. Certo che per confondere i due bisogna proprio essere fradici come calzini di spugna dopo una maratona.

 
Dicevo. Barack Obama era lì al G8 che si stava facendo li cazzi sua seduto in un angolino, pensando probabilmente a come giustificarsi di fronte all’opinione pubblica americana visto che, mentre in Missouri si contavano 160 morti, lui scherzava e beveva birra in UK. E mentre era lì seduto che rimuginava, Berluschino Berluscosa è andato a dirgli che…..che  in italia è perseguitato dalla magistratura di sinistra. Sì, che lui è perseguitato dalla magistratura di sinistra, per questo non dorme la notte. E noi che pensavamo.
 
Voglio dire. Già Obama ti considera una merda visto che sei in guerra contro la Libia e neppure ti invitano alle videoconferenze. Poi. Sei una barzelletta mondiale, sei indagato per corruzione di giudici e per induzione alla prostituzione, governi una nazione sull’orlo della bancarotta, non hai una politica energetica, non hai una politica occupazionale, non hai una politica economica, hai x mila auto blu in più rispetto agli stati uniti e continui a dire che bisogna tagliare la spesa pubblica, hai i parlamentari che dopo 5 anni possono andare in pensione con tremilaseicentootto euro mensili,  hai gli operai della fiat in cassa integrazione straordinaria con “Maglioncino Marchionne” che ormai si fa vedere solo di fianco al Grand Cherokee, hai la Fincantieri che sta per chiudere, ogni mezz'ora sei in qualche tg a dire che ce l'hanno con te  e, come se non bastasse, porco d’un dio negro, vai pure da Obama a dirgli che sei perseguitato dalla magistratura comunista?


Ma Obama, con i suoi 160 morti in Missouri, che cazzo avrà pensato? Che cazzo avrà risposto?  Io nel mio piccolo mi scuso.




martedì 24 maggio 2011

Misery non deve morire (messaggio dal Fronte di Liberazione Nazionale)

Non sono comunista , non sono anarchico, non sono un proletario, odio Genova e non mi piacciono i genovesi. Ma la Fincantieri non deve chiudere. Perché a Genova oltre alla puzza di mare ed il prete pedofilo cocainomane sono rimaste l’Ilva e la Fincantieri. Quindi chiudere la Fincantieri significa mettere in ginocchio mezza città, considerando che anche l’Ilva sta sopravvivendo a stento.  Chiudere la Fincantieri adesso significa creare una massa di disoccupati che non troveranno mai più una collocazione per il semplice motivo che a Genova, come dicevo prima, oltre alla puzza di mare  ed il Don Seppia ci sono rimaste l’Ilva e la Fincantieri. Non troveranno mai più una collocazione. E non stiamo parlando di dieci persone.
Allora è meglio la Bielorussia di Lukaschenko. Si mangerà poco ma si mangia tutti. E le bielorusse sono delle gran gnocche. Allora si organizzano dei bei pullman e si chiede a Lukashenko, dittatore della Bielorussia (specificato per Ignazio La Russa che non lo conosce) se per favore ci fa entrare. Che qualcosa una volta in Bielorussia ci si inventerà.

Non si può chiudere la Fincantieri. Non si deve.
Considerando che i due pseudo individui qui sotto guadagnano 9 mila euro al mese. Non si può e non si deve.


facce da c


La pazienza deve finire. I manganelli li dobbiamo consumare sulle teste di chi in questo momento sta parlando di Moschee a Milano e di  altre amenità senza rendersi conto che una nazione in ginocchio sta morendo. L’unica cosa che ci differenzia da Spagna e Grecia è la nostra incapacità di reagire.

Oggi gli operai della Fincantieri hanno provato a reagire e per questo li stimo. 

 fincantieri
Oggi gli operai della Fincantieri hanno provato a reagire e per questo, nel mio piccolo, mi sento loro vicino. Qualcuno si è anche preso qualche manganellata dai soliti sbirri che, avendo giurato fedeltà alle istituzioni, non si rendono conto di come vestiti da playmobil stiano difendendo la solita casta di associati a delinquere che governa il Brutto Paese. Se gli sbirri non vogliono capire che stanno dalla parte sbagliata, verrà il momento in cui ce ne sarà anche per loro. Anger never dies

(Fronte di Liberazione Nazionale - Martedì 24 maggio 2011 - Manifesto n.1)

domenica 22 maggio 2011

....come vorrei che tu fossi qui


wish u were here


How I wish, how I wish you were here
We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year,
Running over the same old ground
What have you found? The same old fears
Wish you were here


(Pink Floyd - Wish u were here)

lunedì 16 maggio 2011

frammenti confusi di storia - l'essenza

outlook


Il mio migliore amico, conosciuto sui banchi dell'università, conserva tutte le  mail che gli ho inviato dal 2005. Ieri mi ha scritto che sono arrivato a quota duemila, tutte memorizzate in Outlook. Per darmene prova , mi ha girato ciò che gli avevo scritto in quel lontano 21 febbraio di sei anni fa, ove semplicemente gli domandavo se aveva avuto problemi  causa neve nel recarsi al lavoro.

Il 21 febbraio 2005 avevo compiuto da poco  25 anni ed ero al  mio primo lavoro, settore automotive, settore  che stupidamente non ebbi la pazienza di conoscere e che abbandonai dopo un anno. Ma all’epoca chissà cosa avevo per la testa. L’impulsività dei vent’anni. Ricordo che andavo in ditta guidando la vecchia Y10 di mia madre, che tra l’altro abbiamo ancora in garage. L’Y10. Anche mia madre c’è sempre, per carità, ma vive in casa con noi. Avevo solo due completi, comprati all’Oviesse. Uno di cotone  blu scuro, l’altro grigio antracite che però non mettevo quasi  mai perché era sintetico e ci morivo dentro.  Ed una cravatta di un arancione “orange” che ho buttato via da quanto l’ho consumata. Altri tempi, altre aspettative, altri sogni.

Oggi è lunedì 16 maggio, anno del Signore  2011. Non ho più 25 anni ma 31 e faccio fatica sia ad illudermi che a sognare. Anzi, faccio proprio fatica a dormire la notte. Sei anni passati così, senza nemmeno avere il tempo di pensarci bene.  Il che significa che quelle duemila mail contengono un pezzo importante della mia vita. Un mosaico di frammenti confusi di storia, dove ho inciso  le mie certezze (poche), le mie illusioni e, probabilmente, anche le mie paure. Chissà cosa scrivevo sei anni fa, fresco di laurea ed appena entrato a fatica nel mondo del lavoro. Chissà se qualcosa che avevo previsto si è poi verificato, se qualcosa che mi ero promesso l’ho poi mantenuto. Che non sono mai stato bravo a fare promesse per poi mantenerle, a fissare obiettivi per poi raggiungerli.

A differenza di questo mio carissimo amico , per giunta, che lo vedo salire le scale della vita anno dopo anno, lo vedo fare programmi sul dove sarà, sul cosa farà, sul quanto guadagnerà, con fredda spavalderia e sicurezza. Con sacrificio e bravura, con notti passate in bianco e sangue marcio nelle vene, nulla da dire. Perché neppure a lui hanno mai regalato nulla.  Che invidia mi fa, eh?

Forse è anche per questo che continuo a pormi certe domande. Che sicuramente avrò pure sbagliato qualcosa, non  lo nego. Avrò avuto poco coraggio in certi momenti. Avrò un brutto carattere. Ma per dirla con le parole di un mio cliente ormai quarantenne, che fa il progettista in un’aziendina che non capisco come faccia ancora a stare aperta e vive sempre coi suoi: “è tutto vero anzi, verissimo, il carattere, il coraggio, il crederci.  Ma alla fine della storia, che occasioni mi hanno dato, che occasioni ti hanno dato?” 

domenica 15 maggio 2011

 storie che si...

Situazioni che andrebbero gestite diversamente
Strappi troppo difficili da ricucire
Una pelle livida  dentro la quale dover respirare
Il morire e poi il risorgere e poi il morire ancora

Strade che si dividono, storie che si interrompono








giovedì 12 maggio 2011

god save the princess (on diet of course)

 budrille

Kate è dimagrita. Il budrilloso popolo anglosassone era  da 20 giorni preoccupato perché Kate nelle foto compariva più magra. Essere magre nel popolo delle “più larghe che lunghe semi alcolizzate” equivale ad essere malate. E tutti a chiedersi se fosse lo stress, se fosse un cancro all’intestino. Insomma, due coglioni “dimensione infinity” per capire cosa fosse successo alla povera piccola Kate.
 Che la prima cosa che ho pensato quando l’ho vista in foto, effettivamente più asciutta del solito, ho pensato, come qualsiasi altro avrebbe pensato: avrà avuto  la buona idea di mettersi a dieta. Oggi sul Corriere leggo che Kate ha fatto la dieta del professor Dunkan, o  di pinco pallino o di salcazzo chi. Ma era evidente che si fosse messa a dieta. Possibile che solo un popolo di budrilli che fanno colazione a fish & chips non voleva crederci?
 
E meno male che Kate è inglese e non americana. Non oso pensare se tutto questo fosse successo  negli States, dove la colazione la fanno manco col fish, li saltano direttamente all’hot dog with scrambled eggs
Come minimo aprivano un’inchiesta parlamentare.
Non mi sta sul cazzo che siano popoli  di budrilli. Mi sta sul cazzo doverli invidiare.  E scusate se è poco.



lunedì 2 maggio 2011

..e se sto così...sarà la primavera, ma non regge più la scusa

 target

Oggi sono capitato per caso su di un blog molto bello. Un blog che non viene più aggiornato da quasi tre anni. Chissà perché l’autrice avrà smesso di scriverci, mi domandavo mentre leggevo. Di punto in bianco, dall'oggi al domani. Forse avrà altre cose per la testa, forse non avrà abbastanza tempo, forse sarà morta in un incidente.  

Che mi ha sempre colpito questa cosa, del fatto che il blog continua a vivere nonostante la nostra assenza, sia essa temporanea che più prolungata.
Un blog non è come una casella mail che se non la usi per ics mesi si cancella automaticamente. Un blog è sempre lì. Magari non ci capiterà nessuno per anni, ma quei frammenti di memoria , di pensieri, di sentimenti, quei pezzetti di noi, rimarranno lì per sempre, alla portata di tutti.
E tutti, leggendo quelle righe, potenzialmente potrebbero conoscere qualcosa della nostra vita , di quello che è stato o non è stato o doveva essere, o poteva essere.


Una delle ultime pagine di quel blog conteneva una sorta di promessa per il nuovo anno.  L’autrice si era imposta un certo numero di obiettivi da raggiungere, quattro o cinque se ben ricordo.
Suppongo fossero obiettivi di una certa rilevanza, di quelli che ti cambiano la vita.
 

Ammirevole, ho pensato dentro di me.
mmirevole perché ho sempre invidiato quelle persone in grado di fissare nelle loro vite delle mete da raggiungere, dei traguardi, dei punti di svolta, anche dai quali ripartire. 
Ammirevole per grinta, per determinazione, per coraggio. Dire “voglio questo” e magari anche ottenerlo.  Non necessariamente ottenerlo, ma provarci, osare, lanciarsi nell’avventura di. L’apoteosi .
Ho letto nella sua biografia che anche Schwarzenegger faceva così. Il buon vecchio Arnold. Fissava degli obiettivi da raggiungere su dei foglietti dopo di che si impegnava nel suo cammino.

Io non ci riesco. Non so perché.
Non riesco neppure a prendere carta e penna e fissare delle idee.
Mi blocco appena la punta della biro tocca il foglio.
E rimango fermo così, con la testa fra le mani, gli occhi socchiusi, per attimi che sembrano interminabili.

Forse non so quello che voglio.
O forse lo so benissimo ma ho troppa paura di non poterlo raggiungere.  
E nemmeno ci provo.
A rialzarmi per ripartire. A raccogliere le forze per ricompormi.
Le mie giornate sono fatte di battiti scomposti, di respiri irregolari, di notti insonni e di sveglie all’alba. 
Di silenzi immensi dove cercare inutilmente risposte. Di  cieli alti e grigi nei quali, per almeno una volta, vorrei tanto trovare un po’ di coraggio.

Forse ho l’animo da leone ed il cuore da coniglio. Mentre l'uno ruggisce, l’altro scappa e si nasconde perché ha paura. Chissà. Però proprio non mi spiego come ho fatto a ridurmi così. Proprio non me lo spiego.


[L’angelo dalla bocca storta oggi era intento a spiegarmi come non andrò in paradiso, se continuerò a non imparare dai miei sbagli.
- "Non mi interessa andare in paradiso se prima non sono sicuro di poterci coltivare le mie rose" – ho risposto ]