Ma cosa mi stai dicendo, per Dio, lascia perdere. Sono cent’anni che mi racconti la favola del mondo. Ma ancora con ste cristo di quote di mercato? Che non crescono? Te l’ho già spiegato il perché. E’ un film già visto, un libro già scritto. Tu leggi ogni tanto, qualche libro? O compri solo il Giornale, di Paolo Berlusconi. O vuoi che ti dia del coglione, così, in scioltezza,tanto per.
Raccontami piuttosto di dove andrai in vacanza, spiegami cosa prendi per dormire, dimmi l’ennesima scusa che ti inventerai per non rincasare da tua moglie.
Che sono le nove di mattina. Ma non lo senti che bel profumo di pioggia nell’aria. Che ci vorrebbe proprio, un bel temporale. Come quella volta nelle campagne di Bratislava, che erano le quattro di un pomeriggio di fine agosto e sembrava già notte. Ma quant’acqua abbiamo preso? Sembrava dovesse arrivare da un momento all’altro la fine del mondo.
Perché sono queste le cose che ti ricordi. Alla fine. Nel tuo bel gessato scuro comprato all’Oviesse perché non potresti permetterti altro, sono queste le cose che ricordi. Quanti anni? Quante nevrosi? Quanta gente (gente?) conosciuta? Quanti km percorsi? Quanti voli presi? Quante ore sprecate in aeroporto? Alla stazione? Quante riunioni fatte? Quante slide in power point ti sono passate sotto gli occhi?
Di tutto questo, tu ti ricordi solo di un temporale improvviso, in un pomeriggio di agosto, fermo in auto ai bordi di una strada di campagna. Mentre speravi che quell’agosto, quel temporale, quel profumo così intenso di pioggia, non dovessero finire mai.
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