Se potessi raccontarti. E riuscissi a farti capire. Solo una volta. Solo una dannatissima volta. L’ansia che ho dentro.
lunedì 16 maggio 2011
frammenti confusi di storia - l'essenza
Il mio migliore amico, conosciuto sui banchi dell'università, conserva tutte le mail che gli ho inviato dal 2005. Ieri mi ha scritto che sono arrivato a quota duemila, tutte memorizzate in Outlook. Per darmene prova , mi ha girato ciò che gli avevo scritto in quel lontano 21 febbraio di sei anni fa, ove semplicemente gli domandavo se aveva avuto problemi causa neve nel recarsi al lavoro.
Il 21 febbraio 2005 avevo compiuto da poco 25 anni ed ero al mio primo lavoro, settore automotive, settore che stupidamente non ebbi la pazienza di conoscere e che abbandonai dopo un anno. Ma all’epoca chissà cosa avevo per la testa. L’impulsività dei vent’anni. Ricordo che andavo in ditta guidando la vecchia Y10 di mia madre, che tra l’altro abbiamo ancora in garage. L’Y10. Anche mia madre c’è sempre, per carità, ma vive in casa con noi. Avevo solo due completi, comprati all’Oviesse. Uno di cotone blu scuro, l’altro grigio antracite che però non mettevo quasi mai perché era sintetico e ci morivo dentro. Ed una cravatta di un arancione “orange” che ho buttato via da quanto l’ho consumata. Altri tempi, altre aspettative, altri sogni.
Oggi è lunedì 16 maggio, anno del Signore 2011. Non ho più 25 anni ma 31 e faccio fatica sia ad illudermi che a sognare. Anzi, faccio proprio fatica a dormire la notte. Sei anni passati così, senza nemmeno avere il tempo di pensarci bene. Il che significa che quelle duemila mail contengono un pezzo importante della mia vita. Un mosaico di frammenti confusi di storia, dove ho inciso le mie certezze (poche), le mie illusioni e, probabilmente, anche le mie paure. Chissà cosa scrivevo sei anni fa, fresco di laurea ed appena entrato a fatica nel mondo del lavoro. Chissà se qualcosa che avevo previsto si è poi verificato, se qualcosa che mi ero promesso l’ho poi mantenuto. Che non sono mai stato bravo a fare promesse per poi mantenerle, a fissare obiettivi per poi raggiungerli.
A differenza di questo mio carissimo amico , per giunta, che lo vedo salire le scale della vita anno dopo anno, lo vedo fare programmi sul dove sarà, sul cosa farà, sul quanto guadagnerà, con fredda spavalderia e sicurezza. Con sacrificio e bravura, con notti passate in bianco e sangue marcio nelle vene, nulla da dire. Perché neppure a lui hanno mai regalato nulla. Che invidia mi fa, eh?
Forse è anche per questo che continuo a pormi certe domande. Che sicuramente avrò pure sbagliato qualcosa, non lo nego. Avrò avuto poco coraggio in certi momenti. Avrò un brutto carattere. Ma per dirla con le parole di un mio cliente ormai quarantenne, che fa il progettista in un’aziendina che non capisco come faccia ancora a stare aperta e vive sempre coi suoi: “è tutto vero anzi, verissimo, il carattere, il coraggio, il crederci. Ma alla fine della storia, che occasioni mi hanno dato, che occasioni ti hanno dato?”
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