L’Airone Bianco era troppo fradicio per spiccare il volo, se ne stava sul ciglio della strada immobile, a fissare la macchia di sangue lucido sull’asfalto umido.
Riverso nel fosso, poco più in là, il corpo esanime dell’angelo della nebbia, al quale qualcuno aveva pure dedicato una canzone.
“E’ stato un incidente”, mi dice l’Airone Bianco. “Questa mattina è stato investito da un camion. Io ero in questa risaia, cercavo qualcosa da mangiare. Lo guardavo, mentre camminava in mezzo alla strada. Penso e ripenso alla scena in continuazione. I fari, il clacson, poi quel rumore come di vetri infranti. Come di qualcosa che si rompe, all'improvviso. Sono convinto che non abbia fatto nulla, per evitare lo scontro.”
Chissà, forse aveva ragione lui.
(...scelti da chissà che mano
per esser buttati in mezzo alla nebbia
con chi alla nebbia si è già rassegnato
ed ha spalle curve
e vestiti umidi )
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