Se potessi raccontarti. E riuscissi a farti capire. Solo una volta. Solo una dannatissima volta. L’ansia che ho dentro.
lunedì 14 febbraio 2011
I grandi cambiamenti arrivano sempre in silenzio, quasi di nascosto.
Non si presentano mai con tempeste di tuoni e fulmini o con nevicate apocalittiche. Al massimo possono essere preceduti da uno scroscio di pioggia in un giorno di sole o da un refolo di vento freddo ad inizio settembre, ma nulla di più.
Ripenso all’ultima partita nell’Inter di un certo Sandro Mazzola. Dopo un banale derby di Coppa Italia, per giunta perso 2 ad 1, decise che non sarebbe più sceso in campo con le scarpe da gioco. Chissà quante volte avrà meditato il momento dell’ addio, in diciassette anni. Chissà quante volte, prima di quella, avrebbe voluto dire basta.
E magari, quando ci pensava la sera, prima di dormire, immaginava pure un addio con giro di campo, bagno di folla, premio alla carriera. Invece, in una banalissima giornata di metà maggio, alla fine di una delle partite più inutili da lui giocate, entrò negli spogliatoi e decise che era il momento di cambiare.
Un po’ come spegnere una luce per sempre. Ogni giorno premi il tasto dell’interruttore, sino a quando una sera decidi che non la riaccenderai più. Magari sono anni che ci pensi e provi a trovare il coraggio, ma la paura ti ha sempre attanagliato la gola. Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, succede. Semplicemente perchè doveva succedere. Semplicemente perchè ci meritiamo che certe cose accadano. Quella lampadina che dava fastidio si spegne, per sempre. Il buio non fa paura, non ci sono i lupi cattivi che mordono, anche se in realtà non ci sono mai stati. E non ci pensi nemmeno più. Certe cose capitano quando meno te lo aspetti
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