Seduto in quel caffè, io mi bevevo un tè. Il barista dai tratti somatici tipicamente orientali sintonizzò la tv su di un’emittente cinese. Stavano trasmettendo un giallo.
La noia mi spinse a ricordare i tempi migliori. Come quella volta in cui, nel tentativo di emulare Steve Mc Queen, a Le Mans vinsi una ventiquattrore. La vinsi ad una pesca di beneficenza. Bella valigia, ma non ci stava dentro niente. Peccato.
O come quella volta in cui feci l’amore la prima volta con Tanisha, che all’epoca era la mia fidanzata russa. Nella sua dacia di campagna, decidemmo di amarci dentro al pagliaio. Mi bucai subito il culo con un ago. “Sarebbe stato più facile trovare la nonna del milite ignoto”, mi fece notare lei, con infinita dolcezza mista a rassegnazione.
Decisi di trasferirmi in Romania, in cerca di lavoro. “Sei arrivato tardi. Hanno delocalizzato tutto in Ucraina”, mi dissero. Andai in Ucraina. “Sei arrivato tardi, hanno ridelocalizzato tutto in Romania”. Il cerchio si chiude.
Inutile citare in questa sede il mio ingresso in Yamaha. Il primo giorno di lavoro, mi presentai col casco e la tuta da motociclista. Capii solo allora che non mi aveva assunto la "Yamaha motociclette" ma la "Yamaha strumenti musicali". Mi licenziarono perché dopo sei mesi non avevo neppure imparato a suonare il citofono. Pazienza.
Dando libero sfogo alle mie idee, feci il grande passo e mi misi in proprio. Certo, quel centro di abbronzatura in Senegal non fu un ottima trovata. E diciamo che il riciclarsi come gigolò in Lituania, forse, non ebbe troppo senso. D’altronde. Non tutti i buchi vengono con le ciambelle attorno.
Sulla strada di casa, sporco ed affamato, incontrai quel tale di cui ora mi sfugge il nome. Alto,dinoccolato, con barba e capelli lunghi, camminava sulle acque e moltiplicava i pani e i pesci. “I pesci sono finiti, però se vuoi ho ancora qualche micchetta”. “Temo che dovrò tenermi la fame, soffro di celiachia”.
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