1- Piove.
Dentro al capannone della fiera le luci sono basse, ed è rimasto solo qualche tecnico
ad imballare gli ultimi macchinari. Domani sarà tutto sgombro. Ho come
la sensazione di quando si rompe qualcosa dentro, e ti ritrovi a dover raccogliere
quei cocci di te stesso che sono finiti sparsi dappertutto, senza nemmeno un perché.
2- No
io non sono come te. Ma proprio per niente. Hai tua madre in coma e riesci a
scherzare comunque. A sorridere sempre dei guai. Tu sei uno che sbrana la vita,
io come provo ad afferrarla mi scotto, e devo lasciare la presa. Tu sei uno che
sa sempre cosa fare, io non lo so. Davvero, non lo so. Nel tuo piccolo sei
speciale. E ti invidio sempre un po’.
3- “Angelica
stai composta, Angelica non ci siamo, Angelica adesso tiro fuori le mani”.
Angelica dai non rompere i coglioni, che già ho poca fame e fuori piove a
dirotto. E poi guarda che cesso di mamma che hai. Pesa quanto un vitello. Scommetto
che si definisce “burrosa”. Mi domando come si facciano a sposare donne così
brutte. Se sono già impresentabili adesso, figurati fra dieci anni.
4- Eh
sì, hai voglia a fare un colloquio ogni
tre anni e mezzo. Che poi chissà cosa c’è, che non convinco. Sarà qualcosa che
ho detto, o che dovevo dire e non ho detto. O che dovevo dire in maniera
diversa. O l’esperienza. O la voce. O la faccia. O la cravatta. O che cazzo ne
so.
5- Chiara,
hai fatto l’impossibile per farmi capire che ti piaccio, credimi. E va bene, ti
accompagno a casa perché dopo cinque giorni te lo meriti. Però non sei il mio
tipo. Not at all. E adesso scendi. Come sarebbe che prima ti devo baciare? Va
bene, ti bacio, ma solo su una guancia. Ok. No, ho detto su una guancia, dai
fai la brava. Ok? Dai cristo, stai ferma. Bacio. E adesso sparisci, forza. Cosa?
Vuoi darmi un bacio pure te? Però poi vai, da brava. Vai.
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