Se potessi raccontarti. E riuscissi a farti capire. Solo una volta. Solo una dannatissima volta. L’ansia che ho dentro.
giovedì 15 dicembre 2011
ma come si dice "arrivederci" a Mosca?
Giovedì 15 dicembre anno del Signore duemilaundici.
Il mondo è grigio il mondo è blu. In generale. Nel mondo. Qui a Torino oggi il cielo è di un azzurro lieve che sembra di essere ad inizio primavera e che stona con qualsiasi cosa. Come dissi una volta, si perde anche il piacere nelle giornate di sole.
E’ la mezza e c’è un rappresentante sulla cinquantina che sta dormendo semi sdraiato sul sedile del suo monovolume. No, non sono io, io non dormo nemmeno a letto, figuriamoci in auto. Ma forse ha ragione lui.
Il piazzale dove parcheggiavano i camion è stato cintato con dei grossi tubi in cemento perché si riempiva sempre di roulotte di zingari. E di qualcuno che ogni tanto ci portava l’amante, lasciava lì l’auto ed andava a scopare dietro le frasche. Vivere è già difficile, figuriamoci in clandestinità.
Quel tale che adesso non ricordo , si chiedeva dove vanno a finire i sogni non realizzati. Io non lo so. Può essere che muoiano anche loro all’alba sotto le coperte, o sotto la superficie di qualche lago ghiacciato di un azzurro come questo cielo.
Che poi credo si arrivi ad un punto in cui nemmeno ci si domanda più quali erano i nostri sogni. Quelli che avevamo da bambini, da ragazzini,da studenti sui banchi dell’università, da giovani adulti. Perché le cose sono cambiate. Le aspettative, i bisogni,le persone. Le situazioni. Le situazioni sono cambiate. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, e mò so’ cazzi tua e der tuo medico curante, direbbero a Roma.
Il sogno che doveva essere un sogno, mica un'ossessione. Vi ricordate Josè? Ma chi ne ha più voglia? Ma chi ne ha più la forza?
Alla reception la ragazza al telefono sbraitava in russo. A Torino sono brutte anche le russe, non è facile. Dai non ti arrabbiare. Almeno te. Chissà da che parte della Russia sei arrivata, per essere capitata qui a fare la receptionist. Probabilmente vieni da qualche paese sperduto ai confini con la Siberia o con il Kazakistan. Se eri di Mosca te ne stavi a Mosca, in un bell’ufficio caldo e rivestito di legno, a guardare la neve cadere e concludere trattative da qualche milionata. Mica venivi fino qui a Torino per fare cassa integrazione. Uscendo, la saluto nella sua lingua. Do svidanija . Lei smette di sbraitare. Mi sorride. Do svidanija , spazibo do svidanija . Non se l’aspettava.
Radio 101 fa passare i Verve. Da quanto non li sentivo. Mille vite fa. Bitter Sweet Symphony. Ecco. Io sì. Io me l’aspettavo . Anche se forse speravo nei Pooh. *
(*Come mai i tuoi occhi ora stanno piangendo
dimmi che era un sogno e ci stiamo svegliando)
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