giovedì 10 marzo 2011

questo è un paese per vecchi

 il medico di campagna

Nella sala d’aspetto del medico di campagna ci sono solo vecchi catarrosi  over 70 con la busta gialla delle analisi da far controllare. Sono quelli che solitamente votano Berluscosa  perché alzerà loro le pensioni, o Fini Gianfranco, perché i fascisti in italia continuano ad essere una trascurabile maggioranza, o Bossi Umberto ed i suoi cartelli scritti in dialetto.

Ognuno che entra sembra starci dentro quel tanto che basta per un’operazione a cuore aperto.  Dopo un attesa del genere, penso, quando verrà  mio turno sarò probabilmente già guarito.

Il medico di campagna indossa un camice bianco sottile ed è seduto alla scrivania. Aveva iniziato ad esercitare esattamente  trentun’anni fa, io ero stato il suo primo neonato come paziente.

Gli chiedo di suo figlio, che ha qualche anno meno di me e dopo il liceo aveva studiato da grafico pubblicitario. Mi dice che dopo gli studi aveva trovato solo lavoretti sottopagati con contratti d.b.d.c. (del buco del culo) coi quali non riusciva neppure a pagarsi l’affitto per una camera mortuaria a Milano. Un giorno, mi spiega, non ce l’ha più fatta, ha tirato il maniglione d’emergenza ed è partito per l’Australia, all’avventura. I primi sei mesi sono stati drammatici, ha dovuto sbrigare qualsiasi genere di lavoro, poi ha trovato un posto come grafico pubblicitario a Melbourne, una delle città più belle del mondo, come primo contratto guadagna 2mila dollari al mese, di affitto ne paga solo 350.

Mi dice che da un lato come padre è contento, ma dall’altro c’è l’amarezza di avere un figlio dall’altra parte del mondo che forse potrà abbracciare una volta l’anno. Gli rispondo che è meglio così, e che suo figlio ha tutta la mia ammirazione. Quando non hai niente, non hai niente da perdere, e suo figlio l’ha capito in tempo, ed è partito.

Come si faceva nel dopoguerra, che dall’italia si partiva per l’argentina, per l’america, e qualcuno anche per l’australia. Perché in italia potevi solo prendertela nel culo. Sono passati
sessant’anni  e non è cambiato niente. Niente.

4 commenti:

  1. vero, questo è un paese per vecchi ma la cosa raccapricciante è che i giovani sono vecchi, nati vecchi, cesciuti vecchi. Nessuna evoluzione se non quella passiva di subire il tutto per tutto, o meglio per il ..nulla. 

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  2. Veramente, e mi ci metto dentro pure io. E' una nazione dove anche i giovani sono vecchi. Credo che i nostri coetanei francesi, se fossero obbligati a subire una situazione del genere, avrebbero già ghigliottinato Sarlozy e giocato a calcetto con il suo scalpo. 
     

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  3. Veramente, e mi ci metto dentro pure io. E' una nazione dove anche i giovani sono vecchi. Credo che i nostri coetanei francesi, se fossero obbligati a subire una situazione del genere, avrebbero già ghigliottinato Sarlozy e giocato a calcetto con il suo scalpo. 
     

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