domenica 23 maggio 2010

ci sono solo due grandi squadre di calcio a Milano


il sogno diventa realtà



22 maggio 2010. Stadio Santiago Bernabeu, Madrid.



 



Dopo 45 anni dall’ultima vittoria, l’Internazionale F.C. si aggiudica la sua terza Coppa Campioni, il trofeo più ambito da ogni squadra di club. La sua cavalcata verso la finale è stata degna di un poema epico. Solo un gruppo composto da 11 corazzieri avrebbe saputo sbranare squadroni come Chelsea, Barcellona, Bayern Monaco, tutti campioni dei rispettivi campionati nazionali da poco terminati. Come unica squadra italiana ad aver vinto, nella stessa stagione, Coppa Italia, Campionato e Champions, L’Internazionale F.C. entra  ufficialmente nella storia.



 



Qui di seguito, qualche brevissima riga dedicata agli undici di ieri che hanno trasformato il sogno in realtà. Senza però dimenticare gli altri, che sono entrati nel corso della partita o hanno sofferto in panchina sino al fischio finale.



 



Perché, parafrasando il leggendario ex allenatore del Liverpool, Bill Shankly,



"ci sono solo due grandi squadre di calcio a Milano. L’Inter e le riserve dell’Inter"



 



Julio Cesar: il nome ed il piglio sono da imperatore romano. Arrivato all’Inter per un tozzo di pane qualche anno fa. Lui vola tra un palo e l’altro della porta come un angelo dalle ali immense. Una sua parata vale tanto quanto un goal. Il portiere più forte del mondo.



 



Saverio Zanetti: mai giovane, mai vecchio. A trentasei anni corre quanto un ragazzino. Vince una coppa campioni alla sua settecentesima partita coi colori nerazzurri. Mai sudato. Mai spettinato. Nelle figurine ha la stessa espressione che aveva in quel lontano 1995, quando sbarcò a Milano dalla lontana Argentina. Nel cuore di tutti, IL CAPITANO.



 



Lucio Ferreira da Silva: sul suo volto sempre e solo la stessa espressione, quella della determinazione. Dalle sue parti non si passa. Il centrale difensivo brasiliano dai piedi di un attaccante brasiliano. Spericolato quanto efficace. Memorabile contro il Chelsea, annulla Drogba mentre 80mila cuori nerazzurri  urlano al cielo il suo nome. Scusatelo se non alza gli occhi nella vostra direzione. Là dietro ha del lavoro sporco da sbrigare.



 



Walter Samuel: per tutti, the Wall. Pochi sorrisi, tanti fatti. Poche chiacchiere, tante vittorie. Sempre puntuale,sempre preciso. Su di lui gli attaccanti avversari rimbalzano. Impenetrabile.



 



Christan Chivu:  torna a lottare sui campi da calcio indossando un caschetto da rugbista. Dopo l’operazione subita, il dubbio era se smettere o proseguire. Lui prosegue. Eclettico, classoso. Stringe i denti, soffre, mostra le cicatrici, vince.

Maicon Douglas Sisenando: il Terzino Destro



 



Esteban Cambiasso: da riserva del Real Madrid a  pedina inamovibile dell’Inter. Vince cinque scudetti di fila e sbrana una Coppa Campioni nello stadio che lo vedeva sempre sedere in panchina. Venuto a parametro zero, vale quanto oro colato.



 



Wesley Sneijder: altra riserva del Real Madrid. L’Inter lo paga quanto un discreto centrocampista, con buona pace di tutti quelli ancora convinti che a palazzo Durini non sanno fare affari, lui illumina San Siro con lanci millimetrici. Preciso quanto un chirurgo, è l’uomo della provvidenza, l’uomo che era mancato nelle passate stagioni.



 



Goran Pandev: da  emarginato alla Lazio ad una finale di coppa campioni giocata da titolare. E vinta. Si presenta all’Inter come seconda punta, gioca da centrocampista offensivo, recuperando palloni e innescando il contropiede. Un’altra bella favola terminata con l’happy end.



 



Samuel Eto’o: e’ il goleador del Barcellona, dove aveva una squadra che giocava per lui. Arrivato a Milano in quanto nel club blaugrana non avrebbe avuto abbastanza spazi, lui gli spazi se li prende nell’Inter giocando da centrocampista, ala, terzino,attaccante. Punge quando deve pungere, come allo Stamford Bridge contro il Chelsea, si sacrifica a lacrime e sangue come contro la sua ex squadra nella semifinale di Barcellona. Un cuore grande quanto una portaerei.



 



Diego Milito: il Principe. Arriva dal Genoa  ormai trentenne, deve rimpiazzare un certo Ibrahimovic. Non solo lo rimpiazza, ma nemmeno la fa rimpiangere. Gelido sotto porta, un’ occasione un goal. Umile quanto uno scolaretto il primo giorno di scuola se si tratta di ripiegare in aiuto dei compagni. Per dirla con le parole della Gazzetta dello Sport di oggi, domenica 23 maggio 2010: “immenso. Indescrivibile”.



 



Josè Mourinho:  l’artefice del sogno che diventa realtà. Strappato al Chelsea a suon di milioni per vincere la Champions. Semplicemente, la vince. Arriva a Milano tra mille proclami. Come il mago Herrera, sa quanto vale e sa a quanto vendersi.  Buon allenatore, ottimo comunicatore in un ambiente di frasi fatte che si ripetono all’infinito, evidentemente un eccellente motivatore. Trasferisce alla sua squadra la mentalità del vincente.  Ha il grande pregio si saper rischiare l’inverosimile. Sfacciatamente fortunato. Ma la fortuna, si sa, aiuta gli audaci. Nessuno in Italia aveva mai vinto tanto in un'unica stagione. Il tocco di classe è andarsene dopo l’apoteosi, dopo aver toccato il cielo con un dito. Certe stagioni nascono benedette e lui sa come viverle.



 



Massimo Moratti: in elegantissimo gessato scuro, si gode il suo gioiello che funziona come un orologio svizzero. E’ la dimostrazione che per vincere servono i soldi. Tanti. Tantissimi. Spende l’inimmaginabile, con l’aplomb di uno che potrebbe risponderti “Sono cazzi miei”.  Vince l’inimmaginabile. L’Europa ai suoi piedi. L’Inter nella storia.



   



   



Ed ecco, qui di seguito, un’altrettanto breve citazione per alcuni personaggi che,  in una giornata come questa, vanno necessariamente menzionati.



 



Berlusconi Galliani Braida ed i tifosi milanisti: l’Inter acquista Sneijder, loro David Beckam. Per questioni di marketing, si sa. Vogliono vincere le partire a suon di magliette vendute. Puntano tutto su Ronaldinho, che fa giusto in tempo a sbagliare un rigore nel derby. Adesso che hanno finito i soldi trovano immorale spendere troppi soldi nel calcio. Simpatici. La storia della volpe e l’uva. Quando la manifesta inferiorità è troppo evidente e l’obiettivo diventa irraggiungibile, allora è l’obiettivo che non interessa più. Dicono di voler ricominciare dai giovani, vedi Antonini. Simpatici. Sfigati, ammutoliti, rattrappiti, pistolotti direbbero a Milano, ma simpatici. Notizia dell’ultima ora. Berlusconi è pronto a mettere sul piatto cento milioni di euro a patto di acquistare un vero campione. Cento milioni di Euro in soldi Monopoli. Berluscosa,  Parco della Vittoria no?



 



Leonardo: alla prima esperienza, fa tutto quello che poteva fare. Con una squadra di infortunati cronici, mediani frustrati e modelli di biancheria intima, se ne va per incompatibilità di carattere con il suo presidente. Il popolo rossonero lo esalta: “Bravo Leo, i soldi non comprano la dignità”. Ricordando che guadagnava al Milan quanto un buon manager di Mediaset e nulla di più, rilancio con un “Bravo Leo, ma quanti soldi non comprano la dignità?”



 



I gobbetti bianconeri: ma dove sono finiti? Non si sentono più. Non si vedono più. Si vantavano di essere in tanti, milioni di milioni. Tutti spariti. Come topi quando la barca affonda. E’ bastato che si guastasse il sistema per vederli dissolvere nell’oblio.  Cacciando Ranieri per sostituirlo con Ferrara,chissà cosa si credevano di fare. Mandano a casa Ferrara per rimpiazzarlo con Zaccheroni. Mossa geniale quanto il buon Lapo Elkann, che dice di godere ogni volta che l’Inter perde. Dopo la coca ed i trans, orgogliosi di fargli provare ancora emozioni forti.



 



Claudio Ranieri: allontanato frettolosamente dalla Juventus dopo averla portata in Europa, rischia di vincere il campionato con una Roma che si trovava allo sbando. Quando ci vuole ci vuole. Onore al merito di un grande allenatore.



 



Zlatan Ibrahimovic:  lascia l’Inter per andare al Barcellona e vincere la coppa campioni. Di lui si ricorda solo qualche timido fotogramma in cui rimbalza tra i centrali difensivi dell’Inter. I compagni lo cercano in campo, i tifosi blaugrana lo cercano a “Chi l’ha Visto”.



  


 

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