martedì 15 dicembre 2009

lessico familiare


neve



-“Era tutto il giorno che nevicava, e la corriera ci aveva impiegato un’eternità per percorrere pochi chilometri. Ma d’altronde le strade cosa vuoi, mica le tenevano pulite come adesso. Allora lavoravo alla fabbrica di trattori, avrò avuto 17 anni, non di più. Era un periodo che un po’ di lavoro c’era, anche in queste zone. Nevicava ininterrottamente da 24 ore, la corriera mi aveva lasciato a 3 km da casa perché non riusciva più ad andare avanti. Allora sono sceso, e mi sono incamminato verso il paese. Ormai era buio, saranno state quasi le otto di sera. E nevicava nevicava. Lungo la salita che sarà lunga 1 km vedo la ruspa che doveva pulire le strade tornare indietro. La neve era troppo alta e lei non riusciva ad andare avanti. Ormai avevo fatto la salita, mi mancavano due kilometri. Mica potevo fermarmi a dormire in qualche cascina. Ero bagnato fradicio per giunta. Così decido di avanzare lungo la strada innevata. Tanto c’era una bella luna piena. All’inizio saranno stati 40 cm, poi man mano che mi avvicinavo al paese mi accorgevo che i pali delle vigne spuntavano appena. Facevo tre passi e mi fermavo a riprendere fiato, in mezzo alla campagna.  A volte mi veniva da cadere, ma la neve era così alta che mi teneva in piedi.



Però vedevo bene . La luna era davvero bella, quella notte lì. Ci avrò messo quasi tre ore, per fare quei due chilometri. No, ci avrò messo molto di più. Mi ricordo che sono arrivato davanti al cimitero del paese e mi sono messo a piangere, perché avevo paura dei morti. Oh cosa ti devo dire, ero un ragazzino, i morti mi facevano paura. E mi sono messo a piangere. Mi sono messo a piangere come…”-



 



-“…come un cretino,pa’, ti sei messo a piangere come un cretino. Mi racconti sta storia ogni anno da quando ho 6 anni. Adesso ne ho trenta. Fai te il conto.”-



 



(Ps: fosse successo a me, probabilmente mi sarei messo piangere già sulla corriera, ma certe cose non si dicono)



 



 

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