Giravi la chiave di accensione e lui partiva. In qualsiasi condizione. Con qualsiasi clima. Anche dopo tre mesi di inattività.
E te ne andavi via olimpico, con la nonchalance di chi ancora poteva permettersi di dire “ sono cazzi miei”, mentre gli amici che avevano comprato il Fiat al consorzio agrario se ne stavano lì a grattare il motorino di avviamento.
“Non ti preoccupare, non devi avere paura, adesso ci sono qua io” sembravano ruggire quei 160 cavalli. Tutti sotto il cofano di un motore sovralimentato. Ed il fischio del turbo, ve lo ricordate? Una sinfonia mozartiana. Turbo e raffreddamento aria/olio nei primi anni ottanta.
Potenza di traino: semplicemente illimitata. Cabina con aria condizionata. Un impianto di sollevamento da sogno.
Sento sempre un brivido, quando ancora ne incontro uno. Con quel nome che sembrava uscito da un poema omerico.
Same Hercules 160. Come la Grande Inter.Come la Mercedes SL ali di gabbiano. Come Grace Kelly.
Grazie per esserci stato.
Chapeu.
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